Published On Nov 20, 2018
Quando si parla di carboidrati, tutti pensano sempre al pane, alla pasta, alle patate e alla pizza ma, in realtà, fanno parte della grande famiglia dei carboidrati tutti quei prodotti alimentari che provengono dalla terra, quindi certamente i cereali ed i loro derivati, ma anche frutta e verdura.
In chimica esistono le definizioni di "carboidrati semplici" come la frutta e la verdura (così indicati perché contengono la molecola finale che il nostro organismo digerirà: glucosio, fruttosio e galattosio) e "carboidrati complessi" come pane, pasta, patate ed altri che hanno molecole molto più "lunghe" e che quindi devono essere necessariamente sminuzzate e scisse in molecole singole per essere digerite.
Questa divisione è corretta in ambito chimico, ma è stata associata alla nutrizione in maniera errata. Infatti molti pensano che i carboidrati complessi, che obbligano il nostro organismo ad un "lavoro" più lungo e laborioso, aumentino più lentamente la glicemia rispetto ai carboidrati semplici (come frutta e verdura) che contengono già la molecola finale pronta per essere digerita.
In realtà, nel 1981, il Dottor Jenkins ha creato una scala graduata molto pratica ed efficace, chiamata Indice Glicemico, che dimostrava come nella realtà accadesse esattamente il contrario, ovvero che i carboidrati semplici (come la frutta) aumentavano poco la glicemia, mentre i complessi (come i cereali) alzavano repentinamente la glicemia e quindi lo zucchero nel sangue.
Nonostante queste evidenze scientifiche, ancora oggi - applicando regole obsolete - si tende a sconsigliare la frutta ai diabetici, obbligandoli a mangiare pane o pasta o patate in concomitanza coi pasti principali. Il tutto in regimi ipocalorici basati, purtroppo, su numeri e non su risposte ormonali.
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