La Trattativa tra lo Stato e la Mafia raccontata in maniera semplice
Cicalone Simone Cicalone Simone
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 Published On Jan 5, 2021

Settembre 1991, durante alcune riunioni della Commissione di Cosa Nostra avvenute nei pressi di Enna e presiedute dal boss Salvatore Riina, fu deciso di dare inizio ad azioni terroristiche, perché erano state arrestate 475 persone sospettate di essere mafiosi. Il terrorismo mafioso contro lo Stato italiano doveva essere rivendicato con la sigla "Falange Armata"

I Bersagli deignati erano : Giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ma anche i politici: il parlamentare siciliano della Democrazia Cristiana Salvo Lima, e il suo assistente Sebastiano Purpura, il ministro per gli interventi straordinari del Mezzogiorno Calogero Mannino, anche loro democristiani, il Ministro di grazia e giustizia Claudio Martelli, il Ministro delle poste e delle telecomunicazioni Carlo Vizzini e il Ministro della difesa Salvo Andò, esponenti del Partito Socialista Italiano. Claudio Martelli era nel mirino dei boss mafiosi perché secondo i pentiti Angelo Siino, Nino Giuffrè e Gaspare Spatuzza era fra quei quattro “crasti” socialisti che prima si erano presi i nostri voti, nell'’87, e poi ci avevano fatto la guerra. In particolare Claudio Martelli aveva chiamato Giovanni Falcone come direttore generale degli Affari Penali al ministero.

Totò Riina , Bernardo Provenzano , Leoluca Bagarella , Gaspare Spatuzza, sono solo alcuni dei membri operativi , pronti a colpire lo Stato attraverso una serie di attentati basati su Autobombe estremamente potenti , per destabilizzare il paese e ottenere una risposta politica.

Nel 1992 il boss Giovanni Brusca cercò di aprire una prima "trattativa" attraverso il mafioso Antonino Gioè (che sarà uno degli esecutori materiali della strage di Capaci), che era stato avvicinato da un certo Bellini, un trafficante d'arte legato ai servizi segreti e all'eversione nera che lavorava per Roberto Tempesta, un maresciallo dei Carabinieri del nucleo Tutela Patrimonio Artistico

Il 23 maggio 1992 Capaci, in cui viene ucciso Giovanni Falcone. Qualche giorno dopo, il colonnello Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno incontrarono l'ex sindaco Vito Ciancimino per cercare di stabilire un contatto con il boss Salvatore Riina. Infatti Riina disse a Giovanni Brusca: «Si sono fatti sotto. Gli ho presentato un papello così grande di richieste», ordinandogli di bloccare la sua "trattativa" con il maresciallo Tempesta

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