Ex BOSS Mafioso del CEP di Messina racconta la sua storia
Cicalone Simone Cicalone Simone
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 Published On Jul 6, 2022

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1:13 Introduzione Iano Ferrara
3:30 La storia
6:17 Ingresso nella Mafia
8:27 Primo attentato
9:17 Carriera Criminale
9:57 Guerra tra clan e sparatorie
11:38 Inizio carriera da Boss del C.E.P.
12:05 Frammentazione gruppi criminali
32:29 Inizio collaborazione con la giustizia
36:43 Le domande al Boss

Quando nel 1994 una parte del quartiere C.E.P. di Messina protestò contro l'arresto del suo boss, Sebastiano Ferrara detto Iano, la stampa gridò allo scandalo. Persino un prete, Don Caizzone, che spese delle parole in difesa di Iano, venne aspramente denigrato dai giornali. Improvvisamente la società italiana si accorse che la Mafia non era solo accettata, ma anche amata da una parte della popolazione. Un giovane boss era diventato il mito di tanti. Un “Robin Hood” moderno che aveva trasformato il C.E.P. di Messina in un'oasi di pace. Un quartiere popolare di periferia che dopo l'arresto del suo protettore – guarda caso - ricadde nel peggior degrado. Nessun giornale lontanamente ipotizzò che responsabile potesse essere anche lo Stato con la sua latitanza, la sua incuranza verso i più deboli e l'ingiustizia – alle volte - dei suoi sistemi amministrativi e giudiziari.

Quella di Iano, detto “il boss buono”, è una storia di gran rilievo, se la si approfondisce con attenzione, senza fermarsi alle emozioni di superficie. Conoscere il contesto e le motivazioni delle scelte di Iano, fa luce sulle condizioni di vita di un Sud spesso abbandonato a se stesso, senza vere opportunità. Fa luce anche su un sistema politico, giudiziario e carcerario facilmente inclini alla corruzione. La storia di Iano rivela che la disonestà umana è ancora stagnante nei vari meandri della società. Diventa perciò difficile, se non impossibile, creare una linea netta di demarcazione fra Stato e Antistato così come diventa difficile capire, quando si ha un problema, se è meglio rivolgersi alle istituzioni o alla malavita.

La storia di Iano è quindi utile a comprendere meglio i meccanismi che hanno generato la Mafia e che la mantengono viva, che l'alimentano. Basti pensare al carcere, che ha chiaramente fallito come deterrente contro i comportamenti malavitosi, dato che non fa altro che rafforzare le alleanze fra i criminali e stabilirne di nuove con altri clan. Il carcere ha funzionato anche come centro operativo per pianificare attentati e nuove faide per il controllo dei territori. Non ha contrastato e sgretolato le famiglie mafiose, ma ha spesso catalizzato e amplificato l'ingranaggio mafioso. Anche il sistema giudiziario non ne esce certo bene: i soldi e le amicizie influenti, così come i ricatti, riescono facilmente a deviare il corso di una vera Giustizia.

L'arresto di Iano che scatena la protesta popolare apre la storia, ma subito viene interrotto dal flashback che ci porta indietro all'infanzia di Iano. A cinque anni, Iano viene portato dal padre nel nuovo quartiere popolare di Messina, il C.E.P., sigla che sta per Centro di Edilizia Popolare. Un quartiere ancora in costruzione che il piccolo Iano crede di dover contribuire a edificare. Il bambino cresce dividendosi tra i giochi in piazza con gli amici e il lavoro mattutino con lo zio e il nonno paterno, venditori ambulanti di frutta. Dopo il lavoro va dritto alla scuola pomeridiana. Presto, per attirare la stima dei suoi amici, Iano inizia a fare la cresta sui guadagni dei sopraindicati congiunti. E quando aiuta suo padre ad installare antenne, inizia a commettere i primi furtarelli nelle case dove si trova a lavorare. Il suo senso di colpa non riesce a fermarlo, più forte è l'istigazione ricevuta dal fratello maggiore Carmelo. Nel giro di poco tempo diventa un piccolo delinquente quasi senza rendersene conto. Quella del piccolo furto diventa una abitudine quotidiana. È il modo migliore per primeggiare davanti ai coetanei. È anche l'unica soluzione che permette al suo gruppo di amici di concedersi ogni divertimento.

La faida fra i due clan si inasprisce. Durante lo stesso periodo, Iano perde un carissimo amico, Giovanni Reisposto, ucciso dai fratelli Arnone, erroneamente convinti fosse coinvolto nell’episodio della bomba. Gli stessi, ripresi da una telecamera del carcere lungo le cui mura è avvenuto l'omicidio, sono arrestati e quindi tolti di mezzo. Nel giro di pochi mesi la madre di Iano scopre di avere un tumore. Nel giro di un anno, anche lei trapassa. Iano, rimasto orfano assieme ai tre fratelli e quattro sorelle, viene raggiunto dai fratelli Rizzo che lo vogliono alleato per scatenare una vera guerra contro il clan Costa. Iano accetta. Iano partecipa ad un primo agguato contro un affiliato del clan Costa. È la prima volta che Iano spara da una macchina in corsa. Riesce a ferire il nemico e lo vede cadere come al rallentatore, immagine che ancora oggi lo accompagna.

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