IL TRIPLETE al CONTRARIO ||| La storia del Bayer NEVERKUSEN 2002
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 Published On Jun 22, 2023

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IL TRIPLETE al CONTRARIO ||| La storia del Bayern NEVERKUSEN 2002

«Accettare la sofferenza ed espiare con essa la propria colpa. Ecco cosa bisogna fare»
(Fedor Dostoevskij, Delitto e castigo)

Il 20 maggio del 2000 è un sabato. Per i tifosi del Bayer Leverkusen, è QUEL sabato: quello in cui, per la prima volta nella loro storia, possono vincere la Bundesliga. E' ormai passato quasi un secolo dal giorno in cui un impiegato della Bayer decise di chiedere alla dirigenza dell’azienda un supporto finanziario per dare vita a una società polisportiva, e sono serviti anni di sofferenza per arrivare al massimo livello del calcio tedesco, raggiunto soltanto alla fine degli anni Settanta. Il momento di principale esaltazione era arrivato nel 1988, ribaltando in maniera clamorosa il 3-0 subito nella finale di andata di Coppa Uefa al Sarrià, in casa dell’Espanyol allenato da Javier Clemente: le reti di Tita, che avremmo poi visto con la maglia del Pescara, Götz e del dinamitardo bomber sudcoreano Cha Bum-Kun, l'unico uomo asiatico capace di fare gol in una finale europea, avevano incredibilmente rimesso tutto in discussione, fino all’epilogo vincente ai calci di rigore.
Dodici anni e due giorni dopo quell’attimo di gloria, i tifosi sono pronti a festeggiare nuovamente. Il merito è di Christoph Daum, un uomo con la faccia più tedesca della bandiera stessa, perfetto per fare la comparsa in una puntata di Derrick. Al primo anno alla guida del Leverkusen, nel 1997, aveva sfruttato le doti realizzative di Ulf Kirsten, der Schwatte (il Moro), insidiando fino all’ultima giornata la leadership del Bayern Monaco di Giovanni Trapattoni. Dopo un altro secondo posto, nel 1999, tutti sono convinti che stavolta sia quella buona. Il Leverkusen ha tre punti di vantaggio sui bavaresi, mancano novanta minuti e dall’altra parte c’è l’Unterhaching, che non ha nulla da chiedere al campionato. Basta un punto. Poi, su un cross da destra, Michael Ballack si allunga in una chiusura che non spetterebbe a lui. E si vede. È l’autogol che spalanca la porta su un dirupo. Il Leverkusen perde 2-0. La squadra di Kirsten e Ze Roberto, Emerson Schneider e Brdaric, Ballack e Oliver Neuville, cede di schianto a mezzo centimetro dal traguardo. È anche il tracollo che segna la fine di Daum, che qualche mese più tardi, quando era vicinissimo a prendere la panchina della Nazionale tedesca, risulterà positivo a un test per la cocaina sfregiando la propria carriera. Vincerà altri campionati, in Austria e Turchia, ma non riuscirà mai a riabilitarsi all’occhio degli appassionati del calcio teutonico.
Questa caduta drammatica cementerà un altro gruppo, con alcuni protagonisti diversi e altri in comune. In ogni storia che si rispetti, soprattutto in quelle care al mondo del cinema americano, c’è un eroe che cade e che si rialza, che impara dai propri errori per non commetterli nuovamente, che progredisce, fino alla vittoria. E poi c’è il Bayer Leverkusen, che invece percorre tutt’altra strada, seguendo un celebre passaggio di Samuel Beckett.. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

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