A Benevento apre il primo museo di arte contemporanea, in realtà è il primo in un ambiente chiuso, cioè nei locali seminterrati del palazzo della Prefettura. Già esistente, infatti, il Giardino del Hortus Conclusus di Mimmo Paladino. Si chiama Arcos e per la sua inaugurazione la mostra d’apertura prende il nome “… O Luna tu… il notturno come spazio della fantasia”, curata da Danilo Eccher che curerà per i primi due anni la direzione del museo. Di queste opere ancora oggi se ne parla, l'impatto con la città non è positivo, i beneventani ancora con gli occhi abituati all'arco di Traiano, Teatro Romano, Santa Sofia e tutti gli altri riferimenti storici fanno fatica ad accettare subito le mastodontiche creazioni di artisti, seppur di livello internazionale come Atelier Van Lieshout, Erwin Wurm, Khalil Rabah che fanno bella mostra lungo il corso. Per una in Particolare molti fanno fatica ad accettare, il "muro rosso" di Pedro Cabrita Reis, che s’erge ad indicare le possibilità “costruttive” dell’arte e dell’uomo celando (e sostituendo) la vista del celebre Arco di Traiano, questa la didascalia ufficiale dell'opera ma per i più un muro di mattoni davanti il monumento più importante della città.