🦉📖 L'ASSIUOLO, di Giovanni Pascoli - Spiegazione, Analisi e Figure Retoriche
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 Published On Sep 9, 2024

L'Assiuolo è una lirica di Giovanni Pascoli, che compare nella raccolta Myricae. e fa parte della sezione "In campagna"

Dov’era la luna? ché il cielo
notava in un’alba di perla,
ed ergersi il mandorlo e il melo
parevano a meglio vederla.

Venivano soffi di lampi
da un nero di nubi laggiĂą;
veniva una voce dai campi:
chiù…

Le stelle lucevano rare
tra mezzo alla nebbia di latte:
sentivo il cullare del mare,
sentivo un fru fru tra le fratte;

sentivo nel cuore un sussulto,
com’eco d’un grido che fu.
Sonava lontano il singulto:
chiù…

Su tutte le lucide vette
tremava un sospiro di vento:
squassavano le cavallette
finissimi sistri d’argento

(tintinni a invisibili porte
che forse non s’aprono più?...);
e c’era quel pianto di morte...
chiĂą...

L’assiuolo è un uccello rapace simile alla civetta, il cui verso si sente soprattutto d’estate, nelle notti di luna piena
Ma l’assiuolo è anche Il titolo dell’opera, che ha un ruolo informativo: senza di esso, infatti, non saremmo in grado di comprendere a chi appartenga il verso chiù.
Secondo la credenza popolare, quel suono è un lugubre annuncio di disgrazia e di morte.

Il metro è costituito da tre coppie di quartine di novenari a rima alternata, il cui schema è ABABCDCD (e dove l'ultimo verso è sempre l'onomatopeico chiù, monosillabico).

L’inizio non è drammatico: la notte è chiara e bella. Il sentimento dominante è l’estasi di fronte al paesaggio; La luna però non si vede, come suggerisce l’interrogativo con cui si apre la lirica. Probabilmente perché sta facendo giorno e c’è un’alba così chiara e perlacea che persino gli alberi, quasi umanizzati, si ergono per cercare di vederla.
Si sente la melodia del mare, sonnolento. Si odono misteriosi fruscii tra le fratte che sembrano quasi accarezzare l’anima e cullarla in un sogno.

Sennonché, qualcosa turba quella pace: non il guizzo dei lampi, non le nuvole nere nel cielo lontano, ma una voce che viene dai campi. Quel chiù è il verso dell’assiolo, una voce che poi diventa singulto, ossia un singhiozzo, e infine pianto di morte. Voce, singulto e pianto di morte delineano quindi un un climax crescente che contribuisce ad accrescere l’inquietudine del lettore e dello stesso poeta, il cui cuore sembra trovare in quella voce l’eco della sua angoscia  .

La lirica è fortemente sensoriale, dominata in particolare dal senso della vista e dell’udito. Ma è anche estremamente musicale, ricca di armonia e di melodia. Il ritmo è incalzante e ogni strofa si conclude con quel chiù che ha grande valore simbolico, e andrebbe letto ogni volta con un tono diverso di voce.

Tutta la lirica è attraversata da un linguaggio ricco di figure retoriche. Oltre al climax, Pascoli usa spesso l’analogia, giocando sull’accostamento di immagini e trasformando gli aggettivi in sostantivi (ad es. alba di perla, soffi di lampi, nero di nubi, nebbia di latte, sospiro di vento).
Ricorrendo alla sinestesia, il poeta unisce sensazioni di ambiti sensoriali distinti : con l’espressione soffi di lampi, ad esempio, accosta l’ambito sensoriale uditivo a quello visivo.

Attraverso il simbolismo fonico o fonosimbolismo, Pascoli ricerca una corrispondenza tra i suoni e il significato di una parola: non a caso, molte parole sono nate come riproduzione di suoni esistenti nella natura; e così il poeta valorizza l’aspetto fonico delle parole a particolari scopi espressivi:
ad es., l’allitterazione “fru fru tra le fratte”, con il suo valore onomatopeico, accresce il carattere inquietante e misterioso della scena notturna. Nel sintagma “finissimi sistri” e nelle parole “tintinni” e “invisibili”, la vocale i rende l’impressione del verso delle cavallette.

C’è poi l’onomatopea chiù, che identifica il canto dell’assiolo: è un suono monotono e monosillabico, percepito come un melanconico e tristo presagio di morte.
Nella poesia si trovano anche altri rimandi fonici suggeriti dall’uso di verbi dal sapore onomatopeico e di sostantivi che evocano il tema della morte avvertito come paura e mistero.

I sistri d’argento sono strumenti musicali metallici a scotimento che emettono un sibilo acuto; erano utilizzati nell'antico Egitto per il culto misterico della dea Iside, che prometteva la resurrezione dopo la morte. Ma come recita l’ultima quartina, le porte della morte restano inesorabilmente chiuse, impedendo il ritorno dei propri cari defunti. L’angoscia del poeta qui tocca il suo apice: i suoni del rapace notturno gli hanno riportato alla mente il dolore per la perdita dei suoi cari – tematica ricorrente nelle opere di Pascoli - facendogli capire che la morte incombe anche su di lui.

🎵 Mermaid di Kevin MacLeod è un brano concesso in uso tramite licenza Creative Commons Attribuzione 4.0. https://creativecommons.org/licenses/...

Fonte: http://incompetech.com/music/royalty-...

Artista: http://incompetech.com/

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