Emanuele Cerullo racconta il dialogo con un camorrista e legge "Con la camorra io c'ho parlato"
Oltre le Vele Oltre le Vele
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 Published On Apr 4, 2016

Il 30 marzo 2016 Emanuele Cerullo ha inaugurato la terza edizione della rassegna "Poesia dal vivo. Incontri con i poeti", promossa dal corso di letteratura italiana dell'Università Suor Orsola Benincasa tenuto dalla docente Silvia Zoppi Garampi. In occasione dell'incontro, Cerullo ha letto e commentato alcune poesie della sua raccolta "Il ventre di Scampia".

La mia schiena poggiata sul prato,
la sua schiena sfoggiata nel vuoto,
occhi che cercan occhi scavati:
di fronte a me è l’uom che non sono.

Gesù Cristo tatuato sul petto,
la barba folta e sporca di soldi,
la fede nuziale su quel letto
dove ha lasciato tutti i suoi sogni.

Con la camorra io c’ho parlato,
vive qua, vive là: di rimpetto;
alla porta di casa ha bussato,
più volte m’ha lasciato il biglietto

perché, in fondo, lo sa: son malato
«ma è solo la vita il progetto,
il tempo è il finanziamento»,
glielo dicevo, lei m’ha ascoltato;

e le mani ha impugnato sul banco,
ha sorriso mostrando i suoi denti,
non rifiuta gl’umani confronti:
m’ha risposto con fare già stanco:

«io ti so da bambino: giocavi;
ti vedevo lontano dal sole
nel tuo nido provavi e volavi
solo con le tue sane parole;

io restavo ancorato alle vele,
son rimasto un cane randagio:
quando c’hai un padrone infedele
tu trovi la fede nel contagio.

Questa croce che porto è vuota
ma qualche volta, sai… non ci penso:
arriverò fiero al mio Golgòta,
qualcuno saprà darmi il compenso.

Questa croce che porto è lo scudo,
questa croce che brucia è già nera:
il percorso l’ho scelto ed è crudo
ma tu pensa alla tua vita vera».

Volevo dirle ancor tante cose,
invitarla a dir no al possesso:
non ha voluto prender la dose
onesta, ha preferito l’eccesso.

S’è girata e m’ha dato le spalle
e mostrava le braccia scurite
ma no, non era l’abbronzatura;
non è spiaggia ma centro abbronzante.

Lei rimane nell’aria inquinata,
non la vedo ma la sento ancora;
il cielo azzurro diventa fata
d’una storia un po’ dolce e un po’ amara;

Quella croce che porta è lo scudo,
quella croce che brucia è già nera,
resta sul suo percorso sì crudo
e già sa che la mia è vita vera.

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