BORUSSIA DORTMUND FINALE DI CHAMPIONS
Dario Santoro Dario Santoro
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 Published On May 8, 2024

Dal tracollo con il Mainz alla finale di Champions, un anno dopo. Era praticamente frantumato il muro giallo lo scorso anno all’ultima giornata di campionato tedesco. Il Dortmund pareggia in casa per 2-2 contro il Mainz e perde lo scudetto al 90’. La partita termina alle 17:15 ma per due ore nessun tifoso lascia lo stadio: tra pianti, sgomento, dolore e applausi senza fine, la squadra è ancora lì, stesa a terra, non torna negli spogliatoi e vive in totale simbiosi con la tifoseria il momento più triste della stagione, ad un passo dalla gloria del successo finale. Ma le storie dei grandi club raccontano che c’è anche un lieto fine. Dopo la vittoria a Parigi, il Dortmund si qualifica alla finale di Champions un anno dopo un momento che poteva decretare la fine di tutto tutto. Non c’è stata mai contestazione, solo supporto incondizionato e tifo sfrenato sugli spalti. Ma il Dortmund non è solo modello di tifo, anche di società: due stadi di proprietà, dal Signal Iduna Park con 81mila spettatori alla seconda struttura da 25mila (Rote Erde) destinata all’Under 23. 14 campi di allenamento, hotel per i giocatori, palestre e strutture di ultimissima generazione. Tutto questo per una cittadina da soli 600mila abitanti, compreso la provincia. Tra le squadre più sostenute al mondo con uno stadio che registra praticamente sempre il tutto esaurito. Il muro giallo della Südtribüne è pura magia tra bandiere, fumogeni, sciarpe e magliette monocolore. Reus la bandiera della squadra, Hummels a 35 anni l’eterno capitano che segna e trafigge i parigini in semifinale. E non finisce qui: l’anno prossimo il Borussia giocherà anche il Mondiale per Club.
Ecco, se si parla di modello da seguire, non si può non tenere in considerazione il Dortmund. E diciamocela tutta, ieri sera ho fatto il tifo e sperato fino all’ultimo che passassero i tedeschi sul club francese (che non rispetta le regole del fair play finanziario e che ha un disavanzo economico di oltre 300 milioni). Ma quando alle spalle hai una struttura di società così forte - come quella tedesca - e il frutto è stato piantato su un buon terreno, i risultati prima o poi arrivano ed è giusto così che il PSG abbia colpito tre pali consecutivi perché lo strapotere del calcio dei petrodollari non può sempre prevalere sull’onestà di chi fa sacrifici economici e tiene i bilanci in regola.
Terzic, un allenatore rivoluzionario capace di cambiare tre sistemi di gioco in una sola gara e di vincere anche. E il romanticismo tra il tecnico e la squadra non finisce qui: 13 anni fa Terzic era tra i tifosi del muro giallo come sostenitore. Entrò come scouting nello staff di Klopp fino a che non venne chiamato a fare il secondo allenatore. Il cerchio si è chiuso. A Londra per un sogno chiamato Champions. Avanti muro giallo, conquista questa finale per tutti gli appassionati del vero calcio. Intanto, la festa è già iniziata perché a Dortmund non si dorme da quasi 24 ore con l’adrenalina a mille. Si sogna, ad occhi aperti. Grazie BvB per la magia che ci stai regalando…

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