Tradurre l’Odissea ovvero il teatro dell’oralità
Dipartimento Forlilpsi, Università di Firenze Dipartimento Forlilpsi, Università di Firenze
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 Published On Mar 18, 2024

A margine del lavoro di traduzione dell’Odissea, il relatore intende chiarire i criteri su cui ha inteso svolgere il lavoro, inserendolo nel dibattito che si è venuto a creare negli ultimi anni relativamente ai Translation Studies, individuando in due momenti gli elementi essenziali del suo approccio:

1) la definizione della dominante del poema, onde uniformare la traduzione a un tono coerente e omogeneo;
2) il principio di negoziazione, teorizzato da Umberto Eco, che consente di muoversi con equilibrio fra i poli opposti di una traduzione sourciere/cibliste, filologica/artistica, valutando caso per caso quanto si può guadagnare o perdere adottando una certa soluzione.

Per quanto riguarda il primo punto, si è riconosciuto nel carattere di narrazione vicino alla fiaba, la nota dominante del poema odisseico, una narrazione che nasce in origine calata nel momento vivo della recitazione, che vuole trasmettere all’uditorio le emozioni della storia. Questo ha determinato l’uso di un linguaggio vicino al parlato, la valorizzazione dei nessi temporali e di una punteggiatura mirata a trattenere o espandere il pathos, l’introduzione di “gesti verbali”, la ricerca di un ritmo che non può più essere quello di una misura metrica, ma che tende a cucire e ritagliare il racconto nei suoi momenti determinanti.
Per quanto riguarda il secondo punto, si danno vari esempi di come si sono resi gli aspetti più caratterizzanti del poema epico, vale a dire le formule, con una differenziazione fra macroformularità e microformularità, e gli epiteti composti in funzione esornativa, che da sempre costituiscono un problema per chi si accinge ad affrontare la traduzione dell’epica omerica.

doi: 10.57596/2-6-15-03-2024

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