Comunicazione efficace: 5 strategie per trasformare in facili le conversazioni difficili
Psicologia - Luca Mazzucchelli Psicologia - Luca Mazzucchelli
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 Published On Feb 27, 2018

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Comunicazione efficace: quante volte ti è capitato di trovarti in conversazioni difficili senza sapere come uscirne? In quei momenti tutti vorremmo saper comunicare in maniera efficace.

Ecco 5 strategie che ti permetteranno di adottare una comunicazione efficace e persuasiva, e di trasformare così conversazioni difficili in comunicazioni facili:

0:55 1) Mantieni la calma
1:32 2) Evita di arrabbiarti e tratta l'interlocutore come fosse un bambino
2:19 3) Sostituisci la richiesta "non urlare" con "puoi parlare più lentamente?"
3:49 4) Passa alla negoziazione: chiedi al tuo interlocutore cosa vorrebbe che tu facessi
4:22 5) Mettiti nei panni del tuo interlocutore

Se hai provato ad applicarle, fammi sapere nei commenti com'è andata ;-)

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"Come far diventare facili le conversazioni difficili: questo è l'argomento di oggi, introdotto dalla domanda di Livia: - ciao Luca, l’altro giorno mi sono trovata a discutere con un mio collega che ha perso il controllo e ha iniziato a gridarmi contro. Nel giro di poco mi sono trovata io stessa a gridare, e le cose sono finite male.
Mi chiedo cos’altro avrei potuto fare. -

Vediamo 5 indicazioni per rendere più semplici e costruttive conversazioni complesse:

1) Stiamo calmi: perché se anche tu perdi il controllo e ti lasci coinvolgere, è ovvio che la conversazione prende una direzione inevitabile. Quando l'interlocutore ti grida in faccia, inveisce con rabbia e non ti lascia la parola, significa che è nella parte più arcaica del suo cervello, quello rettile. Se anche tu entri in modalità “cervello da dinosauro”, non succederà nulla di costruttivo tra te e il tuo interlocutore: fidati!

2) Trattalo come se fosse un bambino. Se fosse un bambino che urla non ti arrabbieresti, respingeresti l’isteria e cercheresti di affrontare il problema sottostante. Cercare di spiegare a un bambino in modo logico il perché gridare non aiuti, non funziona con un bambino e tantomeno con un adulto in quella condizione di stato primitivo del cervello di dinosauro. Ignora il dramma e sposta il discorso in modalità di negoziazione. Se in questa fase ti senti come un insegnante prescolare, significa che sei sulla giusta strada. Ora che sei calmo e non ti stai lasciando sopraffare perché lo vedi come un grande bambino, possiamo cercare di fermare le grida/pianti/urla.


3) “Per favore, puoi parlarmi più lentamente? Mi piacerebbe aiutarti…”. Questa è la frase che va detta in queste situazioni, perché tutto ciò che rallenta la situazione è ottimo per te. Lentezza significa calma, pensare e non reagire di istinto. Se vuoi fare smettere di urlare qualcuno non devi dirgli “non urlare” ma “ti prego di parlare più lentamente, vorrei poterti aiutare”. Questa cosa funziona perché arresta il modello nella loro testa per cui si aspettano la tua resistenza. Questo li sposta dal cervello da dinosauro al pensiero.

Un ulteriore risvolto pratico di questa cosa la vedi quando uno magari ti urla al telefono. Invece che dargli corda ed entrare nello scontro, devi stare muto come un pesce. Quando l’altro si ferma per prendere respiro, la rincorsa per dirtene una ancora peggiore, tu, invece che il classico “mhm mhm”, taci. Non fare sentire nemmeno un fiato. Vedrai che dopo poco lui ti chiederà “ma sei ancora lì?”

Questa piccola pausa lo riporta per un secondo fuori dalla rabbia e lo fa pensare, a interrogarsi e quindi farti la domanda: "scusa ma ci sei ancora?". Ed ecco che è avvenuto per un istante, un preziosissimo istante, il passaggio dal cervello dinosauro al pensare.
Ok, ora che non sta più gridando, passiamo al “contrattacco”.

4) Ora devi farlo pensare, devi fargli utilizzare il cervello più evoluto: “Cosa vorresti che io faccia”? Così sposti la situazione dalla rabbia alla possibilità di negoziazione. Ricordati di: privilegiare le domande rispetto alle dichiarazioni; iniziare le frasi con “mi piacerebbe” invece che con “Tu sei” e di lasciagli il privilegio di avere l’ultima parola.

5) L’ultimo punto è uno dei più importante. Ed è "mettiti nei suoi panni". Dobbiamo chiederci perché quella persona dicendo quello che sta dicendo. Dobbiamo provare a pensare a quello che sta succedendo nella sua testa, non nella nostra: questo allontana il giudizio e avvicina alla compassione e alla comprensione. Impariamo a chiederci “perché mi sta dicendo questo?”; “Cosa sta succedendo nella sua testa?” Piuttosto che giudicare la persona, proviamo a capirla."

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