Un attacco terroristico sopra i cieli italiani? Ecco cosa succede in tempo reale. In volo con i...
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 Published On Jun 16, 2020

Alla base dell'Aeronautica militare italiana di Grosseto, ci sono piloti sempre in allerta in caso di pericolo terrorismo proveniente dal cielo: appena suona la sirena, devono correre a bordo e decollare

Tony è il nome in codice di un pilota Eurofighter del 4° stormo di Grosseto. E' tra quelli sempre in allerta in caso di pericolo terrorismo proveniente dal cielo. Quando suona la sirena nella base lui è tra i primi che deve correre a bordo e spiccare il volo. Perché vuol dire che è stato avvistato un velivolo che ha innescato l'allarme terrorismo. Vive e lavora nella base di Grosseto insieme ad altri piloti. Hanno una palazzina prefabbricata con branda, armadio e un piccolo bagno. L'allarme suona a seguito di una telefonata partita da Torrejon in Spagna dove ha sede il Caoc (Combined Air Operation Center), l'ente NATO che sorveglia lo spazio aereo europeo.

Il decollo immediato (che in gergo tecnico si chiama Scramble) viene ordinato nel caso in cui i radar rilevino una traccia non identificata oppure se un aereo non risponde alla torre di controllo. A quel punto due piloti salgono sugli Eurofighter e spiccano il volo in direzione del velivolo sospetto. Nel marzo del 2019 salirono in volo talmente rapidamente da superare la barriera del suono creando un boato simile a un'esplosione che si sentì su gran parte del territorio regionale. In quel caso si trattò di un aereo francese sopra i cieli della Lombardia che aveva perso il contatto radio. Oltre al 4° Stormo di Grosseto, l'Aeronautica Militare impiega il 36° Stormo di Gioia del Colle e il 37° Stormo di Trapani oltre a una cellula temporanea presso la base di Istrana.

Una volta in volo i caccia vengono coordinati dal Comando Operazioni Aeree di Poggio Renatico in provincia di Ferrara. L'aereo sospetto viene affiancato dai due caccia per consentire l'identificazione visiva del pilota dopodiché lo si costringe ad atterrare con una serie di manovre forzate che gli vengono comunicate o via radio o attraverso manovre di volo come il cosiddetto «battito d'ali», ossia ripetute oscillazioni del caccia con cui i militari intimano al pilota di seguirlo. Il caso più eclatante si verificò nel 2006 con il dirottamento di un aereo della Turkish Airlines con a bordo 113 persone dirette a Istanbul. Il dirottatore del Boeing 737, un trentenne turco, cambiò rotta puntando verso Roma. «Via radio chiedeva di parlare con il Papa - ricorda Tony -. Abbiamo dovuto forzare l'atterraggio su Brindisi perché non dava segni di collaborazione. Ma è capitato anche su voli nazionali, più di recente, come quello in partenza da Lamezia Terme con destinazione Orio al Serio su cui è stata segnalata una bomba a bordo». E nel caso in cui il dirottatore non collaborasse? «Ci sono una serie di procedure aggiuntive che qui non possono essere spiegate ma in genere essere intercettati da due caccia della difesa... ( di Antonio Crispino / Corriere Tv ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/cronaca/att...

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