𝟬𝟰. 𝗗𝗜𝗠𝗢𝗡𝗜𝗢𝗦 𝗕𝗔𝗟𝗟𝗘𝗡𝗗𝗘 - ●
𝗱𝗲 𝗔𝗻𝗱𝗿𝗶𝗮 𝗣𝗼𝗿𝗰𝗵𝗲𝗿𝗶 - 𝘣𝘢𝘭𝘭𝘶 𝘯𝘶𝘨𝘰𝘳𝘦𝘴𝘶

'𝙲𝚑𝚎 𝚖𝚘𝚛𝚘 𝚜𝚘 𝚊𝚝𝚝𝚞𝚛𝚍ì𝚞,
𝚜𝚞 𝚋𝚒𝚗𝚞 𝚖’𝚊𝚝 𝚒𝚖𝚋𝚛𝚒𝚊𝚌𝚊𝚞.'

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𝗖𝗮𝗻𝘁𝗼𝘀 𝗽𝗿𝗼𝗳𝗮𝗻𝗼𝘀 - 𝘴𝘰𝘴 𝘣𝘢𝘭𝘭𝘰𝘴 𝘯𝘶𝘨𝘰𝘳𝘦𝘴𝘰𝘴


Su “𝗯𝗮𝗹𝗹𝘂 𝘁𝘂𝗻𝗱𝘂” è costituito esclusivamente dal passo base, eseguito con monotona staticità, dove “monotona” non ha un’eccezione negativa: si riferisce al ripetersi uguale dello stesso ritmo e cadenza nella forma “𝘢 𝘴𝘢 𝘴𝘦𝘳𝘪𝘢” e con un ritmo più brioso e vivace, si potrebbe dire “saltellante”, in quella a “𝘴𝘢 𝘭𝘦𝘴𝘵𝘳𝘢”.

La partenza è col piede sinistro, compiendo due passi in senso solare tenendo lo stesso leggermente più avanti del piede destro e poi tornando sul destro indietro, con lo spostamento del peso del corpo tale da avere un effetto chiamato dagli anziani “𝘴’𝘪𝘮𝘱𝘳𝘪𝘯𝘻𝘢𝘥𝘢”. Il movimento si orientava sempre in senso orario o solare descrivendo un cerchio.

La figura del cerchio nel suo costruirsi delimitava lo spazio dell’esecuzione e l’ambito in cui i ballerini agivano.

Non c’era alcuna ricerca coreografica se non l’invito alle coppie ad entrarvi, una per volta, tenendosi per le mani per poi compiere delle rotazioni, sempre in senso orario, l’uno di fronte all'altra o affiancate, col braccio destro dell’uomo sotto il braccio sinistro della donna i palmi delle mani uniti, dimostrata la propria bravura lasciavano spazio all'ingresso della successiva.

La presa dei ballerini nel cerchio era con intreccio delle braccia a catena, il palmo delle mani unite e con l’uomo a sostenere il braccio della donna alla sua destra, a sua volta sostenuto dal ballerino/a alla sua sinistra, non sempre infatti “𝘴𝘶 𝘯𝘶𝘨𝘰𝘳𝘦𝘴𝘶” era composto da coppie pari poteva accadere di trovare due uomini e due donne vicine.

Al grido di “𝘢 𝘧𝘰𝘳𝘢 𝘴’𝘰𝘮𝘪𝘯𝘦” o “𝘢 𝘧𝘰𝘳𝘢 𝘴𝘢 𝘧𝘦𝘮𝘪𝘯𝘢”, tra chi stava dentro e i ballerini che lo componevano avveniva uno scambio, era l’invito a chi in quel momento dava prova di sé all'interno dello spazio del ballo perché
scegliesse un’altra dama o cavaliere fra coloro che stavano attorno.

“𝘪𝘭 𝘣𝘢𝘭𝘭𝘰 𝘵𝘰𝘯𝘥𝘰 è 𝘭𝘢 𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘪𝘶𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘶𝘯 𝘪𝘥𝘦𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘪 𝘢𝘱𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘯𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘦 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘨𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘤𝘰𝘮𝘶𝘯𝘪𝘵𝘢𝘳𝘪𝘢.”

Affermazione quanto mai calzante fatta da 𝘉𝘢𝘤𝘩𝘪𝘴𝘪𝘰 𝘉𝘢𝘯𝘥𝘪𝘯𝘶 in 𝗕𝗮𝗹𝗹𝗼𝘀, uno degli studi più recenti sulle danze sarde e, seppur le persone comuni nel farlo abbiano mai pensato che il loro “𝘴𝘦𝘯𝘵𝘪𝘳𝘦” potesse essere così profondamente espresso, la realtà di quanto 𝘉𝘢𝘯𝘥𝘪𝘯𝘶 scrive può essere constata ogni volta che si guardino i visi di coloro che, durante una sagra, una festa si uniscano nel cerchio de “𝘴𝘶 𝘣𝘢𝘭𝘭𝘶 𝘵𝘶𝘯𝘥𝘶”.

L’unica variante al movimento classico era quello che gli intervistati hanno chiamato “𝘴𝘢𝘴 𝘢𝘯𝘥𝘢𝘥𝘢𝘴” o “𝘴𝘢𝘴 𝘪𝘯𝘵𝘳𝘢𝘥𝘢𝘴”, consisteva nel battere spesso il piede destro, andando avanti senza lasciare la presa, sino a raggiungere l’estremità opposta del cerchio, spezzando il tal modo la figura geometrica. L’esibizione della coppia al centro presupponeva che questa fosse composta da un numero nutrito di persone altrimenti non ci sarebbe stato spazio sufficiente per far girare la dama.

Per tal ragione, e per consentire al pubblico di vedere ciò che accade all'interno, nella rappresentazione sul palco il cerchio si allarga e i ballerini prendendosi per mano, tengono le braccia distese verso il basso e non piegate come nel passato.

“𝘚𝘶 𝘯𝘶𝘨𝘰𝘳𝘦𝘴𝘶” o “𝘣𝘢𝘭𝘭𝘶 𝘵𝘶𝘯𝘥𝘶 𝘯𝘶𝘨𝘰𝘳𝘦𝘴𝘶”era conosciuto e apprezzato in tutto il circondario, sinonimo de “𝘴𝘶 𝘣𝘢𝘭𝘭𝘶 𝘵𝘶𝘯𝘥𝘶” aveva alcune modalità, non tanto del passato, quanto nell'esecuzione coreutica, come quelle appena citate, che lo rendevano differente e caratterizzante della stessa città, peculiare rispetto ai balli dei paesi vicini.


𝗜𝗱𝗲𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗴𝗲𝘁𝘁𝗼: Gabriele Giuliano e Andrea Porcheri
𝗥𝗲𝗮𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗴𝗲𝘁𝘁𝗼: Tenore Nugoresu

𝗥𝗲𝗴𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗮𝘂𝗱𝗶𝗼: Tenore Nugoresu
𝗚𝗿𝗮𝗳𝗶𝗰𝗮: Gabriele Giuliano
𝗖𝗿𝗲𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗱𝗶𝘀𝗰𝗼𝗴𝗿𝗮𝗳𝗶𝗰𝗼: 2022_2023
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𝙰𝚜𝚜𝚘𝚌𝚒𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝙲𝚞𝚕𝚝𝚞𝚛𝚊𝚕𝚎
𝗦ò𝘁𝘇𝗶𝘂 𝗧𝗲𝗻𝗼𝗿𝗲 𝗡𝘂𝗴𝗼𝗿𝗲𝘀𝘂

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