DIETRO L'IMMAGINE "Tonino Guerra: Antonioni e il mestiere di sceneggiatore" di Massimo Puliani
prof. Massimo Puliani prof. Massimo Puliani
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 Published On Sep 19, 2017

Un'intervista di Massimo Puliani realizzata nel 2008 nella casa dei mandorli a Pennabilli, un bel pomeriggio di maggio. Tema affrontato: BLOW-UP, Realtà o Immaginazione?
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“Una lettera scritta sopra un viso, di pietra”. Gaetano Veloso canta queste parole nella sua dedica a “Michelangelo Antonioni”, mentre Tonino Guerra le parole le scrive per il regista de L'avventura, primo capitolo della cosiddetta "trilogia esistenziale" o "dell'incomunicabilità”, che ha segnato nel 1960 il sodalizio cinematografico fra i due grandi “poeti dell’immagine”.
Abbiamo incontrato lo sceneggiatore a Pennabilli (maggio 2009) nel suo “Mondo” con il suo "Orto dei frutti dimenticati". Ero accompagnato da una piccola troupe dell’Accademia di Belle Arti di Macerata. Prima la natura, il canto degli uccellini, il campanile della sua Fondazione, l’antico portone di casa che si apre come se fosse un libro animato: gatti, insegne poetiche, sculture, quadri felliniani... Poi nel suo studio di libri e ancora quadri e oggetti provenienti da tutto il mondo. Il Maestro è pronto per l’intervista. Sarà incentrata su “Blow-Up”, sulla percezione e sulla multimedialità.

Tonino Guerra sprofonda serenamente nella sua poltrona. Inizia subito a parlare, senza neanche aspettare la mia domanda:
“Antonioni è uno dei pochi grandi registi che – improvvisamente - aldilà dell’immagine ti riempie di uno stupore, diverso dal racconto che sta facendo, anche più grande. E’ questo che possono regalare i registi quando sanno confidarti delle cose che si avvicinano alle grandi domande che abbiamo sulla vita, su tutto.
Quando rivedo “Blow-Up”, la partita a tennis senza palla, è uno stupore, un incanto. E ti chiedi: perché? che cosa c’è aldilà della mancanza della palla? della mancanza della verità? che cosa c’è di più? E tutte le volte, io penso – senza averlo visto – al monastero i Monaci di Kyoto, dove sulla sabbia rettangolare del giardino ci sono 15 pietre; ma i monaci, i visitatori che si fermano su questo giardino, ne vedono soltanto 14. Perché non vedono la 15? Questo è lo stesso problema, che attraverso i suoi film, ti regala Antonioni.
Le sue storie non ti incantano, ma nelle sue storie c’è nutrimento, c’è il mistero”.

A Tonino Guerra avevo ricordato che Michelangelo Antonioni disse che sotto un’immagine si nasconde un’altra immagine e così via all’infinito. Immagini che generano differenti significati. Lui si ricorda di questa mia osservazioni e aggiunge:
“Un grande artista non è mai chiaro, non arriva fino in fondo alle grandi verità; un grande artista ti chiede che tu l’aiuti. Non è sicuro, come tutti pensano. Ecco: questo è il nutrimento delle cose eterne che può raccontare Antonioni, con le sue immagini che dietro hanno altre immagini, altri racconti e altri misteri”.

L’intervista con Tonino Guerra prosegue con una domanda finalizzata ai giovani film-makers che sono interessati alla “professione di sceneggiatore”: "che consigli può dare loro Tonino Guerra?"
“Non è facile. Uno sceneggiatore deve essere molto preparato. Non può dire: io invento una storia e mi presento ad un regista. Un regista vuole 100 storie, oppure non vuole niente. Il problema è aiutare il regista. Non essere ambiziosi Uno sceneggiatura suggerisce delle parole, il regista deve trasformarle in immagini. La sceneggiatura è una struttura. Come nascevano i film con Antonioni Anghelopulos,, Fellini? Non c’èra una storia. Stavamo seduti e si parlava.
Oggi conta di più la storiella, non il modo di raccontarla. Diventare sceneggiature è saper guardare un film, quanti spostamenti di macchina in una scena d’amore...
Bisogna essere preparati, leggere i giornali, le cose più magiche e più importanti. Io quei ritagli li appiccicavo su grossi libri, facevo appunti....sceglievo le cose che hanno un valore poetico.
Io ero un professore a Santarcangelo. Poi sono andato a Roma. Ho fatto la fame 10 anni...
Bisogna avere contatti, fare piccoli film, anche per le TV locali...

L’intervista finisce qui, ma l’incontro con Tonino Guerra prosegue nelle sue stanze piene di umanità e ricordi: si parla di cinema, mi fa vedere un suo ritratto appeso su una parete piena dimeraviglie: glielo ha fatto con le dita e un carboncino, il suo amico regista Serghej Parajanov. In bianco e nero. Tonino ha una faccia antica, ma è giovane, pieno di energia.. Siamo pieni di ammirazione per lui. Grazie per le belle parole di cinema: Ciao Tonino Guerra!

Massimo Puliani

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