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Nel cuore gelido della Svezia, dove il vento sferza e il cielo minaccia tempesta, si è consumato un dramma calcistico che promette di scuotere le fondamenta della Roma fino al midollo. La Boras Arena, teatro di questa tragedia sportiva, ha visto i giallorossi cadere sotto i colpi dell'Elfsborg, in una serata che rimarrà impressa nella memoria dei tifosi come una delle più buie della storia recente del club. Preparatevi a un viaggio emozionante nel cuore della crisi romanista, dove passione, delusione e speranza si intrecciano in un racconto che vi terrà col fiato sospeso fino all'ultimo istante.
🚨 ROMA DISTRUTTA IN SVEZIA: JURIC SBOTTA “ABBIAMO DOMINATO”! 😱

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La scena si apre su un campo sintetico, superficie aliena per i piedi dei giocatori della Roma, abituati al manto erboso dell'Olimpico. L'Elfsborg, squadra svedese poco conosciuta ai più, si erge a gigante, pronta a sfidare i titani del calcio italiano. L'aria è carica di tensione, i tifosi romanisti, giunti fin qui sfidando il freddo e la distanza, sperano in una vittoria che possa risollevare le sorti di una stagione già tormentata.
Ma il destino aveva altri piani. Al 44' del primo tempo, un lampo squarcia il cielo di Boras. Baidoo, dal dischetto, trafigge la porta giallorossa. Un rigore, concesso per un fallo di mano di Baldanzi, che si rivelerà fatale. 1-0 per l'Elfsborg, un risultato che rimarrà immutato fino al triplice fischio finale, condannando la Roma a una sconfitta che sa di disfatta.
Ivan Juric, l'allenatore chiamato a risollevare le sorti della Roma dopo l'inaspettato esonero di De Rossi, assiste impotente al naufragio della sua squadra. È la sua prima sconfitta da quando siede sulla panchina giallorossa, un battesimo del fuoco che brucia e lascia cicatrici profonde.
La Roma, in campo, sembra l'ombra della squadra che i tifosi conoscono e amano. Il possesso palla è sterile, le azioni offensive si infrangono contro il muro eretto dalla difesa svedese. Gli attaccanti, Shomurodov su tutti, sembrano spaesati, incapaci di trovare la via del gol.
Nella ripresa, Juric tenta il tutto per tutto. I cambi si susseguono, ma l'effetto è minimo. Pellegrini, entrato al 71', sfiora il pareggio con un tiro che si stampa sulla traversa. È l'unico vero sussulto di una squadra che sembra aver smarrito la sua anima.
Il fischio finale è una liberazione e una condanna. I giocatori della Roma, a testa bassa, si dirigono verso gli spogliatoi. Tutti tranne uno: Lorenzo Pellegrini. Il capitano, fedele al suo ruolo e al suo amore per la maglia, rimane sotto il settore ospiti. I tifosi, delusi ma mai domi, intonano cori che sono un mix di rabbia e passione. "Tifiamo solo la maglia," gridano, mentre Pellegrini ascolta, immobile, prendendosi sulle spalle il peso di una sconfitta che brucia come poche altre.
Nel post-partita, Juric tenta di difendere la prestazione della sua squadra. Le sue parole, però, suonano come una nota stonata in una sinfonia di delusione. "Non sono d'accordo con la tua visione della partita," dice a Paolo Assogna di Sky Sport, che gli fa notare la confusione in campo. "Penso che la squadra abbia fatto tante cose positive."
Questo atteggiamento di Juric, apparentemente in contrasto con la realtà dei fatti, solleva interrogativi sulla sua capacità di valutare oggettivamente la situazione. C'è chi si chiede se questa sia una strategia per proteggere il morale della squadra o se il tecnico croato sia davvero convinto delle sue affermazioni, il che potrebbe essere ancora più preoccupante per il futuro della Roma.
La crisi della Roma non è solo una questione di risultati. È un malessere profondo che sembra aver contagiato ogni aspetto del club. L'esonero di De Rossi, figura amata dai tifosi e rispettata dai giocatori, ha aperto una ferita che fatica a rimarginarsi. I tifosi lo hanno dimostrato con la loro protesta silenziosa nei primi 15 minuti delle partite contro Bilbao e Venezia, e con la mancata entrata allo stadio per 30 minuti nel debutto di Juric contro l'Udinese