Pronto soccorso emotivo. 15 minuti di self-compassion
MariaMichela Altiero psicologa mindfulness trainer MariaMichela Altiero psicologa mindfulness trainer
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 Published On Apr 12, 2018

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Quando ci troviamo in un momento difficile, al di là delle strategie che possiamo elaborare per affrontarlo sul piano pratico, è utile concederci prima di tutto qualche momento per sostenere noi stessi dal punto di vista emotivo e darci il conforto di cui abbiamo bisogno, offrendo a noi stessi presenza mentale e gentilezza, per poter accogliere consapevolmente la nostra sofferenza e prendercene cura amorevolmente. Questa pratica di 15 minuti può essere usata proprio con questa intenzione e potremmo definirla come una specie di piccolo pronto soccorso emotivo. L'invito è di orientare la nostra attenzione gentile verso la nostra stessa sofferenza, con un atteggiamento compassionevole verso noi stessi, che esprimiamo attraverso il tocco delicato della mano sul corpo e attraverso le parole che potremo dire a noi stessi per confortarci, riconoscendo anche, e lasciando andare, eventuali tendenze della mente a formulare nei nostri confronti critiche e giudizi, che non sono di nessun aiuto ed anzi aggiungono sofferenza a sofferenza. L'intenzione è di non abbandonarci e lasciarci soli nella difficoltà, ma al contrario di sostenerci, stare dalla nostra parte, proprio come farebbe una persona che ci vuole bene e che comprende e rispetta la nostra sofferenza. Al tempo stesso - come suggerisce la psicologa americana Kristin Neff, una delle maggiori esperte mondiali di self-compassion - può essere utile anche aprirci al senso della "comunanza" o "umanità condivisa", cioè alla consapevolezza che il dolore non è un'esperienza solo nostra, ma qualcosa che condividiamo con tutti gli esseri umani, è parte della condizione umana. Questo non significa banalizzare il dolore, ma dargli un senso diverso.
A volte quando commettiamo un errore, quando ci scontriamo con una difficoltà del vivere, possiamo sentirci i soli a sbagliare o a essere in difficoltà, percependo tutti gli altri come più bravi o più fortunati di noi. Ricordarci che non esiste essere umano infallibile o che non conosca qualche forma di dolore o sofferenza emotiva, può rendere la nostra esperienza difficile qualcosa che ci unisce agli altri, che ci apre alla comprensione della sofferenza altrui, arricchendo la nostra vita della grazia, del nutrimento e del conforto che la compassione porta in dono.
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Maria Michela Altiero è psicologa e istruttrice di pratiche di mindfulness e protocolli mindfulness-based.
Lavora con un approccio integrato di counseling psicologico, life coaching e mindfulness.
Scrive sul blog "Ciò che si muove non congela - Ispirazioni per una vita più autentica, serena e creativa".
Conduce programmi e corsi, in presenza e online, basati su mindfulness e argomenti affini e complementari, con un'apertura in particolare ai recenti approcci che, nel campo della psicologia e della neuro-psicologia di stampo evoluzionistico, promuovono le pratiche di compassione e self-compassion, come vie di benessere, guarigione e cura di sé, alimentate da dimensioni di saggezza e gentilezza, che affondano le loro radici in antiche tradizioni spirituali.
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Per info su eventi e corsi: https://ciochesimuovenoncongela.blogs...
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