Sicuramente la più famosa opera è “L’elogio della pazzia” (1509), poi troviamo “Il manuale del milite cristiano” (1503), “Il lamento della pace” (1517), “Colloqui familiari” (1522) e il “De libero arbitrio” (1524). Scrisse anche altre opere meno rilevanti oltre che innumerevoli proverbi e motti.
Ma veniamo all’analisi dell’opera più importante di Erasmo: “L’elogio della pazzia”. Già dal titolo puoi notare l’utilizzo dell’ironia e del sarcasmo per denunciare la decadenza e la cosiddetta pazzia del mondo in cui viveva e delle istituzioni come la Chiesa. Che cos’è la pazzia? La pazzie è l’ignoranza del tempo, l’illusione, la poca consapevolezza, la corruzione, la menzogna, la maschera che la società dell’epoca si metteva addosso per nascondere il suo vero IO.

In quest’opera Erasmo sferra una critica feroce nei confronti della sua società compresa la Chiesa incontrando già diversi elementi di rottura con essa che facevano pensare che Erasmo fosse intenzionato ad affiancarsi a Lutero nella Riforma. E invece scelse di rimanere neutrale probabilmente per paura, chi lo sa. Ad ogni modo uno degli argomenti che Erasmo sostenne maggiormente fu l’importanza che la Bibbia fosse letta e studiata da tutti. L’uomo di Chiesa, come dice nell’opera “Manuale del milite cristiano” ha come arma principale proprio la Bibbia e deve studiarla e interpretarla in modo corretto per poterla a sua volta spiegare agli altri fedeli. Per Erasmo bisogna tornare quindi alla fonte originale da cui tutto è partito rimanendo fedeli ad essa e allontanandosi da quella speculazione che aveva caratterizzato il periodo della scolastica che si era focalizzata anche su argomenti oziosi perdendo così di vista il vero obiettivo. Questo ritorno alle fonti del cristianesimo è alla base della Riforma luterana ma successivamente alla Riforma di Lutero, Erasmo trova un argomento dove ha una visione totalmente contrapposta: la questione del libero arbitrio.

Ne parla nella sua opera “De libero arbitrio”. Contrariamente a Lutero che scrisse invece “De servo arbitrio” che riteneva che l’uomo dovesse abbandonarsi completamente all’onnipotenza divina perché è Dio che sceglie se salvarti o dannarti, per Erasmo l’uomo può scegliere se salvarsi o no, è una sua libera scelta quella di scegliere la salvezza o la dannazione perché, secondo lui, esistono due cause della salvezza: la principale è la grazia di Dio e poi c’è la secondaria che è l’uomo stesso che sceglie liberamente cosa fare della sua vita. La salvezza è quindi frutto di una collaborazione tra l’uomo e Dio. Secondo Erasmo, l’uomo ha libertà di scelta perché se non l’avesse verrebbe a mancare la sua dignità come uomo, dignità che stava molto a cuore agli umanisti come abbiamo visto nella prima puntata.

Un altro argomento che stava molto a cuore ad Erasmo è sicuramente la difesa della pace di cui parla in diverse opere. Bellissimo il discorso scritto solo a 20 anni chiamato Oratio de pace et discordia dove dice: “La guerra cambia gli uomini in bestie feroci. Io non esorto e non prego, imploro: cercate la pace” e anche quando, nel Dulce bellum inexpertis, dice che la guerra “è piacevole solo per chi non la sperimenta”. Per Erasmo, l’uomo nasce buono poi però la pratica della caccia lo porta ad essere attratto dalla guerra. Nel Sileni Alcibiadis, Erasmo si scaglia contro la Chiesa dicendo: “Io voglio che i pontefici siano armati fino ai denti: ma con le armi del vangelo, lo scudo della fede, l’usbergo della giustizia, la spade della salvezza che è la parola di Dio”.

Sicuramente però l’opera più importante sulla pace è Lamento della pace dove è la Pace stessa in persona che parla e si lamenta dell’orrore della guerra che è la massima follia umana ed è un vero e proprio oltraggio alla ragione umana. La Pace in questo senso rappresenta un vero e proprio esercizio di virtù morale perché “gran parte della pace sta nel volere la pace dal profondo dell’animo”.

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A presto. Dott.ssa Laura Pirotta, psicologa clinica.

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